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Simounèt il fornaciaio

Il Goubét (il gobbetto) era il proprietario di un misero pezzo di terreno in Val Grande (nel cuneese) e veniva così chiamato dalla gente del posto perché, per il gran lavorare, era divenuto chino.
La famiglia del Goubét era numerosa e quel piccolo appezzamento non riusciva a sfamare tutti. Quindi i figli emigrarono in Francia e lì rimasero.

Tutti tranne uno, il più piccolo, che si chiamava Simounét e che non voleva saperne di lasciare il luogo nativo.
Simounét voleva sposare Marioulin ma sapeva benissimo che a lei piacevano gli abiti, desiderava una casa spaziosa e un uomo di una certa importanza. Simounèt, coltivando quel suo piccolo fazzoletto di terra, sicuramente non poteva ambire a diventare ciò che voleva Marioulin.

Tuttavia era furbo, considerato lo sviluppo demografico della valle (che allora era all’apice) e che di riflesso si costruivano stalle, case ecc., dedusse che per fare tutto ciò c’era bisogno di tanta calce che, in quei tempi, era preziosa. Riuscì a scovare e a cavare dalle sue misere rupi la ricercata pietra da calce e avviò una piccola fornace.
Le cose andarono bene, la calce era di ottima qualità e venivano a comprarla anche da lontano. Così Simounèt ampliò i forni, allargò la casa e finalmente sposò Marioulin.

Un giorno, giunge alla fornace un signore misterioso su un cavallo tutto bianco. Un tipo altezzoso che si guarda in giro, sorride alla giovane Marioulin, compera della calce e se ne va.
Marioulin rimane incantata nel vedere quel bel signore, ben vestito, ben pettinato e profumato che accanto a Simounèt, annerito dalla fuliggine della fornace, sporco di calce e un poco puzzolente, faceva la differenza.
Ma proprio in quel momento, la fornace si spegne all’improvviso e non da più segni di voler funzionare.

Simounèt, disperato per aver perso in un solo istante il cuore della sua sposa e la fonte dei suoi guadagni, prende quattro lunghi chiodi e, senza esitazione, lì pianta sul terreno, uno per ogni impronta lasciata dal cavallo del signore misterioso.

Poco dopo quel signore, ritorna a piedi tutto dolorante e lacero. Si rivolge a Simounét supplicandolo ‘Il mio cavallo è laggiù e non si può più muovere, aiutami”.
Simounèt di rimando gli risponde: “Ti aiuterò se consenti alla fornace di riprendere a funzionare e non farai più del male”. Il forestiero annuisce.
Appena Simounèt estrae i chiodi dal terreno, il fuoco nella fornace torna ad ardere e l’inquietante signore si allontana e scompare per sempre.

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