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Intonaci a Calce

“Intonaco” è il termine usato in architettura per indicare la parte più esterna del rivestimento superficiale delle strutture verticali. 
L’uso di rifinire le superfici murarie con intonaci di calce ha origini antichissime ed è attestato con certezza in alcune città dell’antica Grecia: a Delo si sono riscontrate pareti rivestite da due, tre, quattro e talora cinque stesure.

In epoca romana, dei rivestimenti parietali parla diffusamente Vitruvio che raccomanda l’uso di ben sette strati. Più in generale , con tutte le varianti tecniche finalizzate ai diversi usi, per tutti i lunghi secoli della storia, l’uomo ha protetto e rifinito i muri degli edifici con intonaci a calce.
A partire dal novecento, ignorando qualsiasi continuità con le tecniche di intonacatura storiche, sia sul piano materiale sia su quello tecnologico, la calce è stata sostituita dal cemento. Ciò ha portato anche all’abbandono pressoché totale delle più diffuse tecniche di finitura a calce ( tinte, affresco ecc.).

Oggi, dopo quasi un secolo durante il quale le costruzioni hanno subito danni non indifferenti a causa dell’utilizzo di intonaci cementizi, l’uso della calce viene finalmente rivalutato.
I pregiudizi secondo cui la calce è un prodotto povero e non sarebbe solida e resistente quanto il cemento, perdono progressivamente di importanza e gli intonaci a calce appaiono preferibili e migliori sotto diversi aspetti: durabilità, compatibilità, benessere abitativo ecc.

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